venerdì 24 febbraio 2012

La signora Sporcelli


"La signora Sporcelli non era per niente meglio di suo marito.
Naturalmente non aveva la faccia pelosa. Ma era un vero peccato che non l'avesse, perché se non altro la barba avrebbe nascosto almeno in parte la sua raccapricciante bruttezza.
Guardatela.
Avete mai visto una donna con la faccia più orribile della sua? Ne dubito.
Ma la cosa strana è che la signora Sporcelli non era nata brutta. Da giovane, aveva avuto un viso piuttosto grazioso. La bruttezza le era cresciuta col passare degli anni. Come mai? Ora ve lo spiego.
Se una persona ha brutti pensieri, dopo un po' glielo leggi in faccia. E quando i brutti pensieri li ha ogni giorno, ogni settimana, ogni anno, il suo viso diventa sempre più brutto, finché diventa talmente brutto che non sopporti quasi più di guardarlo.
Una persona con pensieri gentili non potrà mai essere brutta. Potrà avere il naso bitorzoluto e la bocca storta e i denti infuori, ma, se ha pensieri gentili, questi le illumineranno il volto come raggi di sole, e apparirà sempre bella.
Non c'era nessuna luce, sul viso della signora Sporcelli
Nella mano destra stringeva un bastone da passeggio. Diceva sempre che il bastone le serviva perché le erano cresciute delle verruche sotto la pianta del piede sinistro e camminare le faceva male. Ma la vera ragione per cui lo portava sempre con sé era per dare bastonate a destra e a manca. In particolar modo le piaceva picchiare i cani, i gatti e i bambini piccoli.
E poi c'era la faccenda dell'occhio di vetro. La signora Sporcelli aveva un occhio di vetro che guardava sempre storto."

(Gli Sporcelli, Roald Dahl)

lunedì 13 febbraio 2012

Miracolo a Le Havre, ovvero del ciliegio in fiore


Da una parte lo spazio aperto del porto di Le Havre, con i pescherecci e i gabbiani.
Dall'altra le viuzze strette di periferia, su cui affacciano le botteghe e la casa in cui abitano il lustrascarpe Marcel, la moglie Arletty e il cane Laika.
Da una parte una perdita: Arletty viene ricoverata in ospedale per una grave malattia.
Dall'altra un incontro, quello tra Marcel e Idrissa, un ragazzino arrivato clandestinamente in un container, che fugge dalla polizia.
Da una parte la chiusura e la rigidità delle leggi francesi sull'immigrazione.
Dall'altra il grande cuore spalancato di Marcel e dei suoi amici, che accolgono con affetto genuino Idrissa, lo nascondono dalla polizia e lo aiutano in tutti i modi. Una vera e propria "famiglia allargata"!
Con un andamento lento ma mai noioso, Kaurismaki costruisce la storia mescolando ironia, favola e realtà. Il dramma, quando c'è, è lieve. Sul finire il regista si concede anche qualche piccolo inganno verso noi spettatori.
I personaggi sono molto umani: la panettiera, la barista, il fruttivendolo, il collega lustrascarpe finto cinese, e l'insolito ispettore, interpretato da Jean-Pierre Darroussin (sì, quello de Le nevi del Kilimangiaro).
Le immagini sono vintage e sembrano scattate con l'Hipstamatic (come mi è stato suggerito!).
Kaurismaki riesce bene. Il miracolo ci sta. Noi ci crediamo (insieme a lui) e guardiamo il ciliegio in fiore.

*** stelline e 1/2

Le Havre
Aki Kaurismaki
Finlandia/Francia/Germania, 2011