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martedì 23 ottobre 2012

Schizzinosi? Forse. Ma fessi no



Non posso essere indifferente alle parole del ministro Fornero. No no. Perché è un messaggio scorretto e una visione distorta della realtà. Perché - dati alla mano - "la disoccupazione giovanile è da record in Italia nel secondo trimestre del 2012. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è infatti salito, nel secondo trimestre 2012, al 33,9%, dal 27,4% dallo stesso periodo 2011. Lo rilevano gli ultimi dati trimestrali diffusi dall'Istat (dati grezzi), che sottolinea come il dato costituisca il tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1993, inizio delle serie storiche."
Dice che i giovani non devono essere "choosy"... è come dire a un ragazzo povero che ha davanti un piatto vuoto e la pancia che brontola che non deve sognare l'aragosta! E poi che male c'è se dopo anni e anni di studio e di impegno una persona desidera realizzarsi e intraprendere la professione che ama e non il primo lavoro che capita. Perché ci si deve accontentare? E comunque il lavoro NON C'E'. E se c'è è precario e sottopagato. Questa è la verità.
Altra cosa. Il ministro Fornero (e purtroppo non solo lei) parla solo ai/di giovani. Ma ci sono tanti disoccupati o precari quarantenni. A loro cosa consiglia?! Come mai a loro non si rivolge mai?!

Schizzinosi? Forse. Ma fessi no

mercoledì 12 gennaio 2011

Sogni nel cassetto


(illustrazione di Gustavo Aimar)

"Uno che dice di voler fare il libraio mi diventa subito simpatico. Da ragazzo a volte pensavo che mi sarebbe piaciuto fare il libraio. Lo pensavo per via di una visione romantica e del tutto irrealistica di quel lavoro che, secondo me, sarebbe consistito essenzialmente nel trascorrere il tempo leggendo gratis tutto quello che volevo. Solo di tanto in tanto sarei stato interrotto dall'ingresso di un cliente, che comunque si sarebbe ben presto dileguato, per non disturbare eccessivamente la mia lettura."
(Le perfezioni provvisorie, Gianrico Carofiglio)

martedì 7 dicembre 2010

Essere precari stanca!


PERCHE' ESSERE PRECARI STANCA da Rosalinda Gianguzzi

La precarietà stanca perché essere precari sul lavoro vuol dire essere precari nella vita. Vuol dire essere precari nei sentimenti: perché si ha paura di relazioni a tempo indeterminato, se non sai neanche come sarà la tua vita il mese dopo.
E se fai figli sei un incosciente, se non li fai sei il bamboccione che non vuole assumersi responsabilità.
Si perché, non se ne capisce il motivo, ma essere precari ti mette sempre sotto la lente d’ingrandimento degli altri, ed espone al loro giudizio ogni cosa che fai.
Essere precari significa che precario è il tuo equilibrio: raggiante al rinnovo, depresso e nervoso a fine contratto.
Essere precari sradica; il lavoro va rincorso, spesso con la valigia in mano.
Essere precario è ingiusto: perché anche se lavori da 30 anni, non sarai mai “l’anziano” del tuo posto di lavoro, sarai sempre l’ultimo arrivato, e così sarà il tuo stipendio, gli scatti contributivi, la considerazione di colleghi e titolari, il tuo ruolo nella“spartizione delle vesti” in termini di mansioni ed orari interni.
Essere precari stanca perché ti vergogni a dire che sei precario: perché nell’immaginario degli altri, sei il “giovane” a carico dei genitori.
Anche se sei tu ad essere genitore e se hai abbondantemente superato gli “anta”.
Perché essere precari, ti toglie spesso il gusto di volere che i tuoi genitori vivano per sempre, solo perché vuoi loro bene, e non perché altrimenti saresti spacciato.
Essere precari stanca, perchè difficilmente sarai mai padrone di una casa, come non sarai mai padrone della tua vita, eternamente in affitto di un padrone ricco.
Ed ancora essere precari è un perverso paradosso: il lavoro dovrebbe servire a dare stabilità a rendere liberi, ed invece sei sempre schiavo del capriccio di un imprenditore o governante di turno, e la stabilità spesso non arriva mai.
Essere precari stanca perché sai che vogliono fregarci: lo chiamano tempo della globalizzazione, lo chiamano nuovo mercato del lavoro, lo chiamano fine della chimera del posto fisso (in termini dispregiativi, ma a me suona benissimo), la chiamano flessibilità, meritocrazia, “solo i più bravi…”, ma non è altro che un modo come un altro per azzerare anni di lotte sindacali a tutela dei lavoratori.
Perché un precario non deve ammalarsi, fare figli, invecchiare: sono tutti privilegi per i lavoratori a tempo indeterminato.
Perché il lavoro inteso in quest’ottica è un lavoro alienante, che perde il suo ruolo di strumento di benessere per la vita dell’uomo, ma diventa il fine ultimo, e spesso anche la fine di molti lavoratori.
Perché diciamocelo, non è bello dire “sono un co.co.co”.
Perché non si dovrebbe lavorare a progetto per l’imprenditore, ma si dovrebbe lavorare al proprio progetto di vita, per renderla un “capolavoro” (Giovanni Paolo II).
Perché il Vangelo c’insegna che le leggi sono fatte per l’uomo, non l’uomo per le leggi.
Ed un uomo, cresce, invecchia, si sposa, fa figli, e il lavoro dovrebbe accompagnarlo in ognuna di queste fasi della vita.
Ed infine essere precari stanca, perché è brutto capire e sapere che ciò che volevano ottenere con la perversa invenzione del “precariato”, reso peggiore dal fatto che è ormai l’unica forma stabile di lavoro, non lo hanno ottenuto: aiutare il capitalismo.
Perché il precariato non aiuta nessuno.
Non aiuta i datori di lavoro che si precludono la possibilità d’avere persone accanto di cui fidarsi, con esperienza, gratificate, motivate ed interessate al progetto dell’azienda, ma i lavoratori diventano come passeggeri che attraversano una stazione.
Perché non aiuta il lavoratore: alienato, frustrato, perennemente in bilico, senza un preciso progetto di vita, con una reale compromissione della stessa qualità della vita, che si ripercuote sul tutto il mercato.
E infatti oggi lo dice anche Mario Draghi, e la crisi economica che stiamo attraversando è un’ulteriore prova che è un sistema fallimentare, ed anche il trovarci sui tetti, sui ponti, nelle strade impauriti ed arrabbiati.
E quindi dateci ascolto essere precari stanca!
Perché sai di essere un tassello di un domino composto da migliaia di tasselli precari.

(da Il Manifesto)

giovedì 18 settembre 2008

Proposta indecente















Anzichè l'orario scolastico, perché non riduciamo le ore e i giorni di lavoro?!