domenica 24 gennaio 2010

Fantasmi


“Dieci anni sono pochi per fare un bilancio del craxismo, ma abbastanza per dimenticare i suoi errori”. Philippe Ridet, il corrispondente dall’Italia di Le Monde, è stupito. Come è stupito l’Economist: “Quando morì, Craxi era stato condannato a undici anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito dei partiti ed era stato giudicato colpevole o incriminato in altri cinque casi”. Dedicargli una strada o una piazza sarebbe vergognoso, scrive il settimanale britannico, era un latitante e riabilitarlo significherebbe dissipare le nuvole sul suo protegé politico, Silvio Berlusconi. Ripensandoci è vero. È stato da sciocchi pensare che tutto fosse finito. Che la prima repubblica fosse morta e sepolta. I bravi storici insegnano che una storia non si può raccontare se non è terminata. E il fantasma di Bettino Craxi, che agita ancora i sonni della politica italiana, serve a ricordarcelo.

(Giovanni De Mauro - Internazionale - 22-28 gennaio 2010)

mercoledì 20 gennaio 2010

venerdì 15 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

Sestri Levante - Milano andata













Prediamo un intercity. Prendiamo la carrozza 5 con una porta rotta e con i numeri dei posti prenotati invisibili. Prendiamo un lui e una lei che si sistemano sui sedili e sistemano pure i bagagli. Poco dopo arrivano una ragazza e una signora. Per la prima mezz'ora lui legge La Repubblica, lei un libro noir, mentre la ragazza e la signora sonnecchiano. Silenzio. Alla fermata successiva fanno la comparsa nello scompartimento un uomo con baffetti e sguardo torvo che tiene al guinzaglio un bellissimo cagnone. E una lady inglese. Una "Miss Murple" autentica. Cappello di paglia tenuto da un elastico che la stringe sotto il mento. Occhiali tondi. Un carrellino, di quelli che si usano per la spesa, ricolmo. Lei lo tiene stretto tra le gambe e si rifiuta di metterlo nell'apposito spazio portabagagli, costringendo la signora che sta di fronte a lei a tenere le ginocchia in bocca. Malgrado gli sbuffi e le lamentele della signora, la lady rimane impassibile. L'uomo col cagnone, invece, sta in corridoio per non disturbare i passeggeri seduti, ma se la prende con chiunque passi. Perfino col tipo che vende bibite e panini. Inveisce contro chi, nello stretto passaggio, lo costringe a spostarsi e sfiora la coda al cane. Al contrario il cane rimane a sonnecchiare tranquillo e pacifico.
La carrozza 5 è ora al completo. Buon viaggio!

(foto di Tiziana Rinaldi)

martedì 12 gennaio 2010

Nei ghetti d'Italia questo non è un uomo


Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio,
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwi e arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che ha due ciabatte di scorta,
Una domanda d'asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia,
E le nasconde sotto i cartoni,
E dorme sui cartoni della Rognetta,
Sotto un tetto d'amianto,
O senza tetto,
Fa il fuoco con la monnezza,
Che se ne sta al posto suo,
In nessun posto,
E se ne sbuca, dopo il tiro a segno,
“Ha sbagliato!”,
Certo che ha sbagliato,
L'Uomo Nero
Della miseria nera,
Del lavoro nero, e da Milano,
Per l'elemosina di un'attenuante
Scrivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
Braccato dai loro cani,
Che invidia i vostri cani,
Che invidia la galera
(Un buon posto per impiccarsi)
Che piscia coi cani,
Che azzanna i cani senza padrone,
Che vive tra un No e un No,
Tra un Comune commissariato per mafia
E un Centro di Ultima Accoglienza,
E quando muore, una colletta
Dei suoi fratelli a un euro all´ora
Lo rimanda oltre il mare, oltre il deserto
Alla sua terra - “A quel paese!”
Meditate che questo è stato,
Che questo è ora,
Che Stato è questo,
Rileggete i vostri soggetti sul Problema
Voi che adottate a distanza
Di sicurezza, in Congo, in Guatemala,
E scrivete al calduccio, né di qua né di là,
Né bontà, roba da Caritas, né
Brutalità, roba da affari interni,
Tiepidi, come una berretta da notte,
E distogliete gli occhi da questa
Che non è una donna
Da questo che non è un uomo
Che non ha una donna
E i figli, se ha figli, sono distanti,
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi.

Adriano Sofri