martedì 28 settembre 2010

Parole e silenzio


"Quante parole vanno perdute. Lasciano la bocca e perdono il coraggio, e se ne vanno in giro finché finiscono nel canaletto di scolo come foglie morte. Nei giorni di pioggia, passando, si sentono i loro cori: ErounabellissimaragazzaTipregononandarteneCredoanchiocheilmiocorposiadivetroNonhomaiamatonessuno-PensodiesseresimpaticaPerdonami…
C’era un tempo in cui non era insolito usare un pezzo di filo per guidare le parole che altrimenti avrebbero faticato ad arrivare a destinazione. Le persone timide si portavano in tasca un rocchetto di filo, ma anche chi aveva facilità a esprimersi sentiva di averne bisogno dal momento che, chi era abituato a farsi ascoltare da tutti, spesso si trovava in difficoltà quando voleva essere ascoltato da una persona in particolare. La distanza fisica tra due persone che usavano il filo spesso era minima; talvolta più piccola era, e maggiore era la necessità di usare del filo.
L’abitudine di attaccare un bicchierino a ciascun capo del filo nacque molto tempo dopo. Alcuni sostengono che sia legata all’impulso insopprimibile di portarsi alle orecchie le conchiglie, per ascoltare l’eco della prima espressione del mondo. Altri dicono che fu inaugurata da un uomo che teneva un capo del filo srotolato da una sponda all’altra dell’oceano, fino a una ragazza partita per l’America.
Quando il mondo divenne più grande e non ci fu abbastanza filo per impedire che le cose che gli uomini volevano dire scomparissero nell’immensità, fu inventato il telefono.
A volte non c’è filo abbastanza lungo per dire quello che è necessario. In quei casi, il filo non può fare altro che accompagnare il silenzio degli uomini."

mercoledì 1 settembre 2010

Filosofia di vita


"Immagina un uccello posato su un ramo sottile - dice - Il ramo ondeggia al vento che soffia forte. E il campo visivo dell'uccello che è lì sopra ondeggia insieme al ramo. Mi segui?".
Annuisco.
"Come pensi che possa fare, quell'uccello, a stabilizzare il suo campo visivo?".
Scuoto la testa.
"Non lo so".
"Muove anche lui la testa su e giù cercando di sincronizzarsi abilmente con l'ondeggiare del ramo. Prova, in un giorno di vento forte, a osservare bene gli uccelli. Io li vedo spesso, da questa finestra. Non pensi che debba essere terribilmente stancante una vita così? Sempre ad agitare la testa cercando di adattarsi all'ondeggiare del ramo su cui si è posati?".