sabato 28 dicembre 2013

La mia classifica del 2013



Tra le settemilacinquecento pagine circa che ho amato quest'anno.

Cinque stelline anobii: Sofia si veste sempre di nero, Paolo Cognetti, Minimum Fax

Il più storico: Tentativi di botanica degli affetti, Beatrice Masini, Bompiani

Il più letterario: Urbino, Nebraska, Alessio Torino, Minimum Fax

Il più genuino: La bambina dimenticata dal tempo, Siobhan Dowd, Uovonero Edizioni

Il più introspettivo: I ragazzi Burgess, Elisabeth Strout, Fazi Editore

Il più noir: Dritto al cuore, Elisabetta Bucciarelli, e/o edizioni

Il libro del cuore: We are family, Fabio Bartolomei, e/o edizioni

La sorpresa: Un tipo a posto, Miriam Toews, Marcos y Marcos

Esordiente dell'anno: Svanire, Deborah Willis, Del Vecchio Editore; Comodo, silenzioso, vicinanze metrò, Antonio Spinaci, Betelgeuse

La delusione: Sparire, Fabio Viola, Marsilio

mercoledì 5 giugno 2013

Ma questo è amore?

Non sa. Non sa se è questo, l'amore, questo strofinare di stoffe, questo frugare caldo e aspro, e le dita, le dita dappertutto, mani che non hai imparato e vanno dove mai mano estranea si è posata, una forza, un affanno, volere e non volere, ah, e qui, e questo, dove, cosa, perché, e poi quel dolore, acuto, strappato, che le mozza il respiro e non smette, anzi, si fa più intenso, più insistente, un dolore senza pietà, un raspare di carne dentro la carne, ah no, non così, no, no, ma dire no è inutile, non cambia niente, e intanto un'altra sé , quieta e composta, la guarda da molto lontano, gli occhi laghi di compassione. Compassione, perché poi? E se fosse proprio questo, invece? Se deve essere questo? Non sa, non sa più, e ancora ascolta il dolore stamparsi dentro di lei, inchiodarla al muro, rubarle dalla gola un suono che non vuole perché non è suo, non le appartiene, non è voce, non è risata e nemmeno pianto, è un suono orribile, di sofferenza animale, animale e basta, e poi, ma quanto dura? Ma non finisce mai? E dopo, quando finalmente è finito e le pieghe della veste ricadono a nascondere la ferita, ancora quella domanda, la stessa: ma è questo l'amore? Ma questo è amore?

(Beatrice Masini, Tentativi di botanica degli affetti)

sabato 18 maggio 2013

martedì 9 aprile 2013

Cara Margaret Thatcher


Cara Margaret Thatcher,
mio fratello non vorrebbe che io facessi questo, quindi non posso dirle il mio nome. Mio fratello è uno degli aderenti allo sciopero della fame e io non voglio che muoia. Lei dice che un reato è semplicemente un reato e che non esiste una cosa come un reato politico. Ma ci sono dei momenti in cui non si ha altra scelta che lottare. Mio fratello crede che sia uno di questi momenti. Non so se abbia ragione. Non lo so davvero. Ma una cosa è certa. È un momento di odio e sta andando sempre peggio.
Non ci sono vincitori in questo sciopero, solo sconfitti. Mio fratello perderà la vita. Io perderò mio fratello. Nelle strade, altre vite vengono perdute ogni giorno. Lei perderà voti e sostenitori, forse anche il suo posto nella storia. E la speranza: perderemo anche quella. Tutti noi. Non c’è una via d’uscita ?
Gli scioperanti non cambieranno idea. Ho fatto visita a mio fratello e ho visto la sua faccia. È felice di morire. Lei è l’unica persona che può salvarlo, Signora Thatcher. Può andare contro quelli che ritiene i suoi principî. Ma salverà la sua vita e quella di molti altri, e questo non è forse un principio migliore che non dare agli scioperanti lo status di categoria speciale che vogliono?
Ogni morte allontana sempre piú la pace. Ogni funerale genera piú odio. Ci salvi da questa violenza, da questa disperazione. Mia madre prega Dio ogni domenica in chiesa. «Dí soltanto una parola e io sarò salvato». Per favore. Laggiú a Westminster. Dica quella parola. «Sí». Non lo rimpiangerà mai. Mai.
Da un sincero cittadino.

Fergus guardò il lavoro. Morte. Pace. Odio. Principio. Reato. Era come se un Fergus piú vecchio, piú saggio, da vent’anni nel futuro avesse curvato il tempo e riportato la sua mente a questo se stesso piú giovane per scrivere questa lettera. Di sicuro era persuasiva. Di sicuro chiunque ci avrebbe pensato sopra due volte leggendola. Di sicuro…
Mettila in una busta. Indirizzala alla Camera dei Comuni. Prima di cambiare idea.
Poi pensò ai lunghi corridoi del potere, ai segretari che controllano tutto, ai sacchi postali ricolmi di lettere di sinceri cittadini, le molteplici suppliche del regno; e la voce stridula e intransigente della donna in questione.
Non la vedrà mai. E tantomeno si farà commuovere.
Spediscila lo stesso.
Inarcò le sopracciglia alle parole “un sincero cittadino”. Le cancellò con un tratto di penna, pensando alle corse che faceva per Michael Rafters. Che cosa c’era di sincero in quello? E di quale nazione era cittadino? Gran Bretagna? Irlanda? Lui chi era ? Che cosa sarebbe diventato?
Posò la penna e strappò la lettera. Poi portò il cestino con tutte le bozze fuori nel giardino e le bruciò per incenerirle. Quando le fiamme si spensero, sparse le ceneri sulle aiuole di fiori, imprecando sottovoce.

(Siobhan Dowd, La bambina dimenticata dal tempo)

venerdì 1 marzo 2013

Questa casa


"Questa casa è imburrata e infarinata; è imbottita, ovattata, trapuntata, è un nido intessuto di paglia e di piume; è una casa a tenuta stagna, corazzata col piombo e sigillata col silicone: niente del bene che contiene può disperdersi, niente del male che c'è fuori può insinuarsi al suo interno."

(Paolo Cognetti, Sofia si veste sempre di nero)

giovedì 14 febbraio 2013

Il mio Sanremo


One Billion Rising

Oggi 14 febbraio 2013 le donne danzano contro la violenza sessuale e gli abusi. Con il braccio e il dito indice alzato al cielo, al ritmo di "Break the Chain", si ribellano in tutto il mondo dandosi appuntamento nelle piazze e nelle strade.
Balliamo!
Ballate!