lunedì 31 dicembre 2012

Goodbye 2012


Uno dei momenti più belli del mio 2012!
Ero lassù, al terzo anello, e mi sono sentita felice e in piena armonia con tutte le persone che in quel momento cantavano e ballavano insieme a me, in uno stadio gremito. Io, con il mio amore accanto.



sabato 29 dicembre 2012

La mia classifica del 2012



Cinque stelline anobii: Il mistero del London Eye, Siobhan Dowd, Uovonero Edizioni

Il più surreale: L'inconfondibile tristezza della torta al limone, Aimee Bender, Minimum Fax

Il più letterario: Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi, Adelphi

Il più genuino: The Help, Kathryn Stockett, Mondadori

Il più avventuroso: La vera storia del pirata Long John Silver, Björn Larsson, Iperborea

Il libro del cuore: Mal di pietre, Milena Agus, Nottetempo

La sorpresa: La kryptonite nella borsa, Ivan Cotroneo, Bompiani

Esordiente dell'anno: EAN 13 e altri disastri, Sante Bandirali, Edizioni Uroboros

La delusione: Chiedi alla polvere, John Fante, Marcos y Marcos

lunedì 17 dicembre 2012

Franci Book Express

Vi piace come iniziativa?
http://omnimilanolibri.com/2012/12/17/libri-e-consigli-a-domicilio/

LIBRI (E CONSIGLI) A DOMICILIO

fotoConsigli su misura e su richiesta, personalizzati, di nicchia per non finire mai per avere o regalare quello che hanno già tutti. Consegna a domicilio. Francesca Panuello non è una sarta, ma “cuce addosso” alle persone titoli di libri da regalare loro: ha pensato di farlo da quando ha perso il posto fisso e ha scommesso sulla sua passione per la lettura e sulla sua laurea in Lettere lanciando “Franci Book Express”. Si tratta di un servizio di “libreria a domicilio” per chi desidera regalare qualcosa da leggere ma non sa cosa, non ha le idee chiare, non ha tempo di fare acquisti o di farseli recapitare, o non è molto pratico di e-commerce. Dopo vari lavori anche per case editrici o nel mondo della comunicazione, Francesca ha nella testa un preziosissimo database di “edizioni sfiziose” che, se compaiono in libreria, sono da trovare con una caccia al tesoro. Per lei, invece, è facile e anche “eticamente giusto” consigliare soprattutto i loro titoli così da stupire chi riceve il regalo “facendo un figurone ed evitando la figura di chi legge le classifiche dei più venduti per scegliere”. “Con tutti i consigli che mi chiedevano amici, parenti e conoscenti, già da tempo mi girava in testa l’idea di farne qualcosa. Foto 436[1]Poi mi sono trovata senza contratto da dipendente e ho preso coraggio” spiega Francesca che, guardando all’orizzonte, dice: “vediamo come va. Mi piacerebbe creare un blog, la pagina facebook. Ho ricevuto moltissimi feedback positivi e anche tanti suggerimenti. Sicuramente li sfrutterò”. Arrivata a Milano da Cuneo, 20 anni fa, Francesca ha studiato Lettere all’Università Cattolica è ha sempre lavorato in ambito pubblicitario e nella comunicazione: tutte esperienze per rendere ancora più “Express” la sua idea. Abituata ad essere multi-tasking, divisa tra varie collaborazioni temporanee, Francesca non si è fermata a dare buoni consigli ma un vero e proprio servizio completo: documentandosi sul lettore che dovrà rendere felice con il regalo, va, acquista il libro – nelle sue librerie preferite ma per ora top secret – e poi lo impacchetta con tanto di biglietto di auguri, se richiesto. E consegna il regalo, se a Milano e dintorni. 

domenica 16 dicembre 2012

Esisto, io?


"Di lì a poco il governo approvò nuove norme che disciplinavano l'abbigliamento delle donne nei luoghi pubblici, costringendole a portare o il chador o la veste lunga e il velo. L'esperienza aveva già insegnato che l'unica maniera per far osservare quelle regole era imporle con la forza. Così, malgrado le proteste che si levarono da più parti, le nuove disposizioni entrarono in vigore prima nei luoghi di lavoro e più tardi nei negozi, e i proprietari furono diffidati dal servire clienti a capo scoperto. Le pene previste per le infrazioni andavano da una semplice multa fino a un massimo di settantasei  frustate e a un periodo di detenzione.
Mentre provo a colmare le lacune della memoria, mi accorgo di come la sensazione che avvertivo allora sempre più forte, di precipitare nel vuoto o in un abisso, fosse legata a due fatti pressoché concomitanti, la guerra e la perdita del mio lavoro. All'epoca non me ne capacitavo, perché la routine quotidiana contribuiva a creare un'illusione di stabilità. Adesso che non potevo più pensare a me come a un'insegnante, una scrittrice, che non potevo più indossare quello che volevo, né camminare per strada al mio passo, gridare se mi andava di farlo o dare una pacca sulla spalla a un collega maschio, adesso che tutto ciò era diventato illegale, mi sentivo evanescente, artificiale, un personaggio immaginario scaturito dalla matita di un disegnatore che una gomma qualsiasi sarebbe bastata a cancellare.
Quella sensazione di irrealtà mi portò a inventare nuovi giochi, che a ripensarci ora mi sembrano più che altro tecniche di sopravvivenza. L'ossessione per il velo mi aveva indotto a comprare un'ampia veste nera che mi copriva fino alle caviglie, con lunghe maniche a kimono. Mi ero abituata a nascondere le mani nella maniche, come se non le avessi più. A poco a poco, arrivai a fingere che quando portavo la veste tutto il mio corpo si dissolvesse: restava solo la stoffa con la mia forma, che andava in giro guidata da una forza invisibile.
Sono in grado di risalire con una certa precisione al momento esatto in cui cominciai a sentirmi così: avvenne il giorno in cui accompagnai al ministero dell'Istruzione superiore un'amica che voleva convalidare il suo diploma. Fummo perquisite dalla testa ai piedi; fra le molestie sessuali che ho subito in vita mia, quella è stata una delle peggiori. Una donna mi ordinò di alzare le mani, su e ancora più su, mentre cominciava a tastarmi scrupolosamente ogni parte del corpo. Mi fece notare che sembrava non portassi niente sotto la veste. Le risposi che ciò che portavo sotto la veste non era affar suo. Mi porse un fazzoletto di carta e mi intimò di strofinarmelo sulle guance per togliermi quella schifezza che mi ero messa in faccia. Le dissi che la mia faccia era pulita. Allora prese il fazzoletto e me lo passò sulle guance, e siccome non ottenne i risultati sperati, perché come le avevo detto non ero truccata, sfregò ancora più forte, tanto che sembrava volesse strapparmi via la pelle.
Il viso mi bruciava, e mi sentivo sporca; il mio corpo era come una maglietta sudata e lercia, da buttar via. In quel momento mi venne l'idea del gioco, di far sparire il mio corpo. Immaginai che le mani ruvide di quella donna fossero uno strano tipo di raggi X, che lasciavano intatta la superficie e rendevano invisibile l'interno. Quando finì di perquisirmi mi sentivo leggera come l'aria, senza pelle, senza ossa. Per non rompere l'incantesimo avrei dovuto astenermi da qualsiasi contatto con una superficie solida, e soprattutto con gli esseri umani: il trucco avrebbe funzionato soltanto finché fossi riuscita a non farmi notare dagli altri. Di quando in quando, ovviamente, avrei fatto riapparire una parte di me, magari per sfidare i rappresentanti dell'autorità lasciando intravedere una ciocca di capelli, oppure spalancando gli occhi per fissarli e metterli a disagio.
A volte, quasi senza accorgermene, ritiravo le mani nella maniche e cominciavo a toccarmi le gambe e lo stomaco. Esistono? Esisto, io? Questa pancia, questa gamba, queste mani? Purtroppo i guardiani della rivoluzione e gli altri garanti della nostra moralità non guardavano il mondo con i miei stessi occhi. Loro vedevano mani, volti e rossetti; dove io vedevo una specie di fantasma che fluttuava etereo e silenzioso lungo la strada loro individuavano ciuffi ribelli e calzette sovversive.
Nel frattempo continuavo a ripetere a me stessa e a tutti quelli che volevano starmi a sentire che le persone come me, ormai, avevano smesso di esistere. E questa sensazione, che sconfinava nel patologico, non era soltanto mia; tanti altri sentivano di aver perso il loro posto nel mondo."

(Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran)

White dreams

Milano, 14 dicembre 2012

Paesaggio urbano

Milano, 14 dicembre 2012

sabato 1 dicembre 2012

La coppia

"La coppia è uno specchio, ci scopri sempre qualcosa di te stesso che avresti preferito non sapere. Vivendo con qualcuno, come scrivendo, ti sveli.
La coppia non si rompe quando conosci l'altro per davvero e scopri che non è come speravi: si disfa quando finisci per conoscere te stesso e trovi quello che sotto sotto speravi non apparisse mai."

(Rafael Reig, Quello che non c'è scritto)

sabato 3 novembre 2012

Il dodecalogo del buon cane


1) Ama il padrone tuo come te stesso
2) Odora il padre, la madre e tutto il resto
3) Caga sempre dove qualcuno può passare
4) Se ti abbandonano non ti meritano
5) La pulce è sempre dove non puoi grattarla... accettalo!
6) Non desiderare la ciotola d'altri ma se capita...
7) Se uno è più piccolo di te ringhia, se è più grosso mettiti a pancia in su
8) Ciò che per gli altri è puzza per te è curiosità
9) Ulula! Crederanno che stai dicendo qualcosa
10) Se il padrone si siede a tavola guardalo come se non mangiassi da un anno
11) Quando fai le feste la tua gioia sia proporzionale al tuo peso
12) Il tuo padrone non è strano, è umano... accettalo!

(Di tutte le ricchezze, Stefano Benni)

martedì 23 ottobre 2012

Schizzinosi? Forse. Ma fessi no



Non posso essere indifferente alle parole del ministro Fornero. No no. Perché è un messaggio scorretto e una visione distorta della realtà. Perché - dati alla mano - "la disoccupazione giovanile è da record in Italia nel secondo trimestre del 2012. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è infatti salito, nel secondo trimestre 2012, al 33,9%, dal 27,4% dallo stesso periodo 2011. Lo rilevano gli ultimi dati trimestrali diffusi dall'Istat (dati grezzi), che sottolinea come il dato costituisca il tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1993, inizio delle serie storiche."
Dice che i giovani non devono essere "choosy"... è come dire a un ragazzo povero che ha davanti un piatto vuoto e la pancia che brontola che non deve sognare l'aragosta! E poi che male c'è se dopo anni e anni di studio e di impegno una persona desidera realizzarsi e intraprendere la professione che ama e non il primo lavoro che capita. Perché ci si deve accontentare? E comunque il lavoro NON C'E'. E se c'è è precario e sottopagato. Questa è la verità.
Altra cosa. Il ministro Fornero (e purtroppo non solo lei) parla solo ai/di giovani. Ma ci sono tanti disoccupati o precari quarantenni. A loro cosa consiglia?! Come mai a loro non si rivolge mai?!

Schizzinosi? Forse. Ma fessi no

mercoledì 25 luglio 2012

Rosaria dal parrucchiere


"Spesso Rosaria pensava di non riuscire per costituzione a fare tutto. Lavorare, pensare a Peppino e alla casa, essere una buona moglie per suo marito, tenere la permanente in ordine. Si vergognava dei suoi desideri, si vergognava di volere del tempo per sé, lontano da tutti. Aspettava i rari momenti di solitudine con un desiderio che la imbarazzava. Era contenta quando andava a farsi i capelli, di solito una volta al mese. Sceglieva sempre nuovi saloni da parrucchiere, con la scusa che non era mai contenta di come le avevano combinato la testa la volta precedente. In realtà desiderava solo andare dove nessuno la conosceva dove nessuno le avrebbe chiesto niente, dove per un'ora e mezza si sarebbero occupati di lei mentre sfogliava le riviste e fingeva di essere un'altra persona."

(La kryptonite nella borsa, Ivan Cotroneo)

giovedì 19 luglio 2012

Cosa ho imparato a Mahdia


Che le case sono basse, bianche e con il tetto piatto.
Che la sabbia, anche se bianca, scotta tantissimo.
Che i tassisti guidano come pazzi.
Che i tunisini vorrebbero venderti anche la dentiera della nonna.
Che le rondini custodiscono gelosamente il loro nido, danzano leggere e il loro volo è ipnotico.
Che l'alba è meravigliosa ovunque.

martedì 19 giugno 2012

Le specie più pericolose del Mediterraneo


A me il mare manca. Manca tanto!
Poco fa mi sono imbattuta in questa immagine che trovo geniale.
Anche se non sarebbe necessario, questa è la spiegazione:
ogni giorno in tutto il mondo 8 milioni di tonnellate di rifiuti raggiungono il mare. Ad inquinare il mare non sono solo i rifiuti che buttiamo via direttamente in acqua ma, anche ciò che lanciamo a terra trova la sua strada in ruscelli, fiumi e altri punti di deflusso, che alla fine raggiungono i mari e gli oceani.

domenica 13 maggio 2012

Ciao Alex


È il minuto numero 12 del secondo tempo di Juventus-Atalanta. La lavagna luminosa del quarto uomo indica il numero 10. Alessandro Del Piero esce dal campo dello Juventus stadium per l'ultima volta. Tifosi in lacrime e una standing ovation interminabile per la bandiera che ha segnato gli ultimi vent'anni di storia bianconera. Tutti gli stringono la mano: compagni di squadra e avversari. Anche l'arbitro Gava si complimenta con lui. Alessandro Del Piero se ne va così, non prima però di aver fatto l'ultimo regalo al suo popolo.

sabato 5 maggio 2012

Pioggia al settimo piano


Scopri il costo ambientale della tua spesa


Tutti noi possiamo calcolare il prezzo ambientale del cibo che compriamo grazie al nuovo "carrello della spesa", un supermercato virtuale che, oltre all'impronta del carbonio, è in grado di misurare anche quanta acqua mettiamo nel piatto attraverso le nostre scelte alimentari.
Grazie a questa piattaforma noi consumatori possiamo acquistare virtualmente frutta, verdura, carne, pesce e altri prodotti, ricevendo alla cassa uno "scontrino" che riporterà l'impronta idrica e di carbonio degli acquisti, insieme a consigli su come ridurre l'impatto ambientale scegliendo menu "green" a basso consumo di acqua e CO2.

Provate anche voi!  http://www.improntawwf.it/carrello/

sabato 14 aprile 2012

Quale parola scegliere per prima?



"Parlare poneva un problema di registro: quale parola scegliere per prima? Mi sarebbe piaciuto assegnare il primo posto a un vocabolo necessario come 'marron glacé' o 'pipì', oppure bello come 'pneumatico' o 'scotch', ma sentivo che questo avrebbe urtato alcune sensibilità. I genitori sono una specie suscettibile: bisogna accontentarli con quei grandi classici che li riconfermano nel loro ruolo. Io non volevo farmi notare.
Così assunsi un'aria beata e solenne e, per la prima volta, pronunciai i suoni che avevo in mente:
- Mamma!
Estasi della madre.
E siccome non bisognava offendere nessuno mi affrettai ad aggiungere:
- Papà!
Intenerimento del padre. I genitori si gettarono su di me e mi ricoprirono di baci. Pensai che non erano difficili. Sarebbero stati meno felici e deliziati se avessi iniziato a parlare dicendo: 'Per chi sono quei serpenti che sibilano sulle vostre teste?' oppure 'E=mc2':Pareva quasi che nutrissero qualche dubbio sulla loro identità: non erano forse sicuri di chiamarsi Papà e Mamma? Sembrava che avessero avuto davvero bisogno della mia conferma.
Mi congratulai per la scelta: perché complicare le cose quando possono essere semplici? Nessun'altra prima parola avrebbe potuto appagare altrettanto i miei genitori. Dopo aver adempiuto agli obblighi della buona educazione, potevo consacrarmi all'arte e alla filosofia: la questione della terza parola era molto eccitante perché dovevo tener conto solo ed esclusivamente di criteri qualitativi. Questa libertà era talmente inebriante da confondermi: ci misi un sacco di tempo a pronunciare la terza parola. I miei genitori ne furono ancora più lusingati: 'Aveva solo bisogno di pronunciare i nostri nomi. Era la sua unica urgenza'.
Non sapevano che dentro di me parlavo già da diverso tempo. E' anche vero che dire le cose ad alta voce è diverso: si attribuisce un valore eccezionale alla parola pronunciata. Si ha la sensazione che la parola si commuova, che viva la cosa come un segno di riconoscimento, si senta ricompensata o celebrata. Dar voce al vocabolo 'banana' vuol dire rendere omaggio alle banane attraverso i secoli.
Un motivo in più per riflettere. Mi immersi in una fase di esplorazione intellettuale che durò settimane. Le foto di questo periodo mi ritraggono con un viso così serio da far ridere. Il fatto è che il mio discorso interiore era esistenziale: 'Scarpa' No, non è poi così importante; si può camminare anche senza. Carta? Sì, ma penna è altrettanto indispensabile. Non c'è modo di scegliere tra carta e penna. Cioccolato? No, è il mio segreto. Otaria? Otaria è sublime, emette delle grida ammirevoli, ma è davvero migliore di trottola? Trottola è bellissimo. Solo che l'otaria è viva. Cos'è meglio: una trottola che gira o un'otaria che vive? Nel dubbio meglio astenersi. Armonica? Suona bene, ma davvero non se ne può fare a meno? Occhiali? No, esilarante ma serve a poco. Xilofono?...'
Un giorno mia madre venne in salone con un animale dal lungo collo: la coda, stretta e lunga, finiva con una presa di corrente. Schiacciò un pulsante e l'animale iniziò a lamentarsi in modo regolare e continuo. La testa si mise ad andare avanti e indietro sul pavimento, trascinando dietro di sé il braccio della Mamma. A volte, il corpo avanzava con le sue proprio zampe, che erano poi delle rotelle.
Non era la prima volta che vedevo un aspirapolvere, ma non avevo ancora mai riflettuto sulla sua condizione. Gli andai vicino a carponi per mettermi alla sua altezza: sapevo che bisogna sempre essere all'altezza di quello che si vuole esaminare. Seguii la sua testa e appoggiai la giaccia sul tappeto per osservare quanto stava accadendo. Miracolo: l'apparecchio ingoiava le realtà materiali che incontrava e le trasformava in esistenza. Sostituiva il qualcosa col niente: quella sostituzione era certamente opera divina.
Avevo un vago ricordo di essere stata Dio fino a poco tempo prima. A volte sentivo nella mia testa una voce profonda che mi sprofondava in incalcolabili tenebre e mi diceva: 'Ricordati! Sono io che vivo dentro di te! Ricordati"' Non sapevo bene cosa pensarne, ma la mia divinità mi pareva qualcosa di realmente possibile e piacevole.
Improvvisamente avevo trovato un fratello: l'aspirapolvere. Cosa ci poteva essere di più divino di questo puro e semplice annientamento? Nonostante credessi che un Dio non deve dimostrare niente, mi sarebbe piaciuto essere capace di un prodigio simile, di un compito così metafisico.
'Anch'io sono pittore!' esclamò Correggio nello scoprire i quadri di Raffaello. Presa da un entusiasmo simile, stavo quasi per gridare come lui: 'Anch'io sono un aspirapolvere'.
Mi ricordai all'ultimo momento di non esagerare con gli effetti: tutti credevano che il mio repertorio fosse di due sole parole, non potevo screditarmi snocciolando intere frasi. Ma avevo trovato la mia terza parola.
Non aspettai un secondo di più, aprii la bocca e scandii le sei sillabe: 'Aspirapolvere!'.
Mia madre, passato il primo momento di sconcerto, mollò il collo del tubo e corse a telefonare a mio padre:
- Ha detto la sua terza parola!
- Qual è?
- Aspirapolvere!

(Metafisica dei tubi, Amélie Nothomb)

giovedì 5 aprile 2012

Lei che mi spiega il mondo



"Finisco il buon caffè di Aibileen mentre guardo il tramonto. Sento che l'aria che arriva dalla finestra è già più fresca.
'Devo andare'. Preferirei passare il resto della vita qui, nella cucina accogliente di Aibileen, con lei che mi spiega il mondo. Proprio per questo mi piace tanto: prende le cose più complicate della vita e le avvolge in pacchetti piccoli e semplici che ti stanno giusti giusti in tasca".

(The Help, Kathryn Stockett)

venerdì 24 febbraio 2012

La signora Sporcelli


"La signora Sporcelli non era per niente meglio di suo marito.
Naturalmente non aveva la faccia pelosa. Ma era un vero peccato che non l'avesse, perché se non altro la barba avrebbe nascosto almeno in parte la sua raccapricciante bruttezza.
Guardatela.
Avete mai visto una donna con la faccia più orribile della sua? Ne dubito.
Ma la cosa strana è che la signora Sporcelli non era nata brutta. Da giovane, aveva avuto un viso piuttosto grazioso. La bruttezza le era cresciuta col passare degli anni. Come mai? Ora ve lo spiego.
Se una persona ha brutti pensieri, dopo un po' glielo leggi in faccia. E quando i brutti pensieri li ha ogni giorno, ogni settimana, ogni anno, il suo viso diventa sempre più brutto, finché diventa talmente brutto che non sopporti quasi più di guardarlo.
Una persona con pensieri gentili non potrà mai essere brutta. Potrà avere il naso bitorzoluto e la bocca storta e i denti infuori, ma, se ha pensieri gentili, questi le illumineranno il volto come raggi di sole, e apparirà sempre bella.
Non c'era nessuna luce, sul viso della signora Sporcelli
Nella mano destra stringeva un bastone da passeggio. Diceva sempre che il bastone le serviva perché le erano cresciute delle verruche sotto la pianta del piede sinistro e camminare le faceva male. Ma la vera ragione per cui lo portava sempre con sé era per dare bastonate a destra e a manca. In particolar modo le piaceva picchiare i cani, i gatti e i bambini piccoli.
E poi c'era la faccenda dell'occhio di vetro. La signora Sporcelli aveva un occhio di vetro che guardava sempre storto."

(Gli Sporcelli, Roald Dahl)

lunedì 13 febbraio 2012

Miracolo a Le Havre, ovvero del ciliegio in fiore


Da una parte lo spazio aperto del porto di Le Havre, con i pescherecci e i gabbiani.
Dall'altra le viuzze strette di periferia, su cui affacciano le botteghe e la casa in cui abitano il lustrascarpe Marcel, la moglie Arletty e il cane Laika.
Da una parte una perdita: Arletty viene ricoverata in ospedale per una grave malattia.
Dall'altra un incontro, quello tra Marcel e Idrissa, un ragazzino arrivato clandestinamente in un container, che fugge dalla polizia.
Da una parte la chiusura e la rigidità delle leggi francesi sull'immigrazione.
Dall'altra il grande cuore spalancato di Marcel e dei suoi amici, che accolgono con affetto genuino Idrissa, lo nascondono dalla polizia e lo aiutano in tutti i modi. Una vera e propria "famiglia allargata"!
Con un andamento lento ma mai noioso, Kaurismaki costruisce la storia mescolando ironia, favola e realtà. Il dramma, quando c'è, è lieve. Sul finire il regista si concede anche qualche piccolo inganno verso noi spettatori.
I personaggi sono molto umani: la panettiera, la barista, il fruttivendolo, il collega lustrascarpe finto cinese, e l'insolito ispettore, interpretato da Jean-Pierre Darroussin (sì, quello de Le nevi del Kilimangiaro).
Le immagini sono vintage e sembrano scattate con l'Hipstamatic (come mi è stato suggerito!).
Kaurismaki riesce bene. Il miracolo ci sta. Noi ci crediamo (insieme a lui) e guardiamo il ciliegio in fiore.

*** stelline e 1/2

Le Havre
Aki Kaurismaki
Finlandia/Francia/Germania, 2011

venerdì 27 gennaio 2012

Anne Frank


"Prima o poi questa terribile guerra finirà, e torneremo ad essere uomini e non soltanto ebrei!"
(Anne Frank, 9 aprile 1944)

lunedì 9 gennaio 2012