lunedì 18 aprile 2011

Habemus Papam, ovvero dell'umanità


Domenica sera ho visto il nuovo film di Nanni Moretti. Appena tornata in casetta mi sono appuntata delle idee, delle riflessioni sul taccuino.
Il film parte da un'idea geniale, una situazione mai avvenuta prima nella storia della Chiesa: il Papa appena nominato (Michel Piccoli) non si sente all'altezza dell'incarico e proprio nel momento della sua proclamazione e dell'uscita sul balcone per salutare la folla dei fedeli in Piazza San Pietro ha una crisi di panico... urla, ansima e scappa via. Lungo i corridoi. Per superare la crisi i cardinali provano a ricorrere all'intervento del miglior psicoanalista (Nanni Moretti) prima, e della moglie (Margherita Buy) poi. "Dio vede in me capacità che non ho. Dove sono, dottore? Le cerco e non le trovo"
È a questo punto che la storia si divide in due e avviene un vero e proprio scambio di luoghi: da una parte la vita dei cardinali e dello psicoanalista, reclusi in Vaticano e convinti dal suo portavoce (Jerzy Stuhr) che il Santo Padre sia chiuso nei suoi appartamenti a riflettere. Qui Moretti ci delizia con divertenti scenette con i cardinali - l'organizzazione del torneo di pallavolo - o con la guadia svizzera incaricata di simulare la presenza del Papa! Dall'altra la fuga del Papa che, in incognita, vaga tra le strade e i locali di Roma. Sono proprio questi i momenti più belli del film, grazie all'intensità dello sguardo di Piccoli. Sembra un vecchio confuso, perduto. Che ritrova il sorriso nei versi de Il Gabbiano di Cechov, e veniamo a sapere che la sua grande passione giovanile era la recitazione. Solo nel teatro il Papa trova un guizzo, un lampo.
Mi ha colpito molto la scena in cui i cardinali, riuniti nella Cappella Sistina, attendono il risultato dell'elezione e, nonostante i loro vestiti sontuosi e gli anelli d'oro, pregano fra sè e sè di non essere scelti, come dei bambini. Come succedeva a scuola, quando il prof. apriva il registro e pronunciava ad alta voce il nome dello studente interrogato. I porporati sono umani anche di sera... quando sono nelle loro stanze, oguno impegnato in una semplice attività: chi si allena sulla cyclette, chi si diletta con un puzzle, chi prende le goccine per dormire.
Idea geniale, dunque. E poi? Concordo con Mereghetti quando scrive "uno spunto geniale che forse avrebbe avuto bisogno di una diversa elaborazione" e con chi lamenta che il regista non è andato a fondo, non ha analizzato la crisi interiore dell'uomo/Papa. Davvero un peccato. Perché il film poteva allora essere un capolavoro. Mentre così è un film non risolto. Un capolavoro mancato, appunto.
Voglio soffermarmi sull'immagine del balcone vuoto dove il Papa non vuole affacciarsi, con le tende porpora che si muovono al vento. La domanda finale vuole il punto interrogativo: "Habemus Papam?"

p.s.: bellissima la canzone "Todo Cambia" di Mercedes Sosa!
p.s.2: quale sarà il nuovo tormentone morettiano? "Ma lei ha problemi con le fede?" o "Cardinale! Non esiste più da cinquant'anni palla prigioniera!" o "Soffro di deficit da accudimento, ma non ho capito cos'è" ;-)

Tre stelline *** e mezzo


Habemus Papam
Nanni Moretti
Italia, Francia 2011

3 commenti:

Lo ha detto...

Dopo aver letto questa recensione e quella di Alberto, mi è un po' passata la voglia di andarlo a vedere... mi sa che aspetto che esca in dvd!

Francesca P. ha detto...

Be', la mia è mooooolto più positiva rispetto a quella di Consarino.

Davide Mazzocco ha detto...

Premesso come "Habemus papam" sia, a mio giudizio, il miglior film di Moretti dai tempi di "Aprile", io non ci vedo un'occasione mancata ma semmai un Moretti più maturo che non ha perso la sua verve caustica ma che riesce anche a essere tenero. Diversamente a quanto accade di solito nei film di Moretti, in HP il protagonista è un attore, un grande attore peraltro e, aggiungerei, un attore che non recita se stesso. La forma del diario già abbandonata con "La stanza del figlio" viene qui abdicata per uno sguardo rivolto finalmente all'esterno. C'è persino della tenerezza, quella degli occhi di Piccoli, del suo sentirsi fuori posto ovunque. E penso anche che HP sia ancor più politico del "Caimano" perché parla di inadeguatezza dei potenti, quella che in tanti non sanno riconoscere facendocene scontare le conseguenze tutti i giorni.