venerdì 30 maggio 2008

A me - 29 maggio 2008


E c'è una parte dentro all'Africa
che assomiglia a te
una leonessa con i suoi cuccioli
che lotta sola per difenderli

(Dove ho visto te - Jovanotti - "Safari")

giovedì 29 maggio 2008

mercoledì 28 maggio 2008

Dentro di noi


''I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando''.
(Commedia, Purgatorio, canto XXIV)

Questi versi di Dante sono considerati il manifesto dello Stilnovo. E della poetica in generale.
Il poeta è colui che dà voce ed espressione a qualcosa che nasce dentro di lui.

lunedì 26 maggio 2008

Questioni di palle


Mi piace il suono della pallina da tennis, quando viene colpita dalle corde della racchetta. Non riesco a definirlo con le parole. Ma è pieno e mi riempie le orecchie.
Quando torno a casa la sera, spesso passo vicino ai campi da tennis e mi fermo ad ascoltare questo suono. Ritmico. Rassicurante. E' un richiamo...

domenica 25 maggio 2008

Per sempre


"Ascolta il silenzio - diceva Margherita al Maestro, e la sabbia scricchiolava sotto i suoi piedi nudi - ascolta e goditi quello che non ti è stato concesso in vita: la quiete. Guarda, ecco dinanzi a te la casa eterna che ti hanno dato in ricompensa. Vedo già la trifora e la vite rampicante sale fino al tetto. Ecco la tua casa, ecco la tua casa eterna. So che di sera verranno da te quelli che tu ami, che ti interessano e che non ti turberanno. Suoneranno per te, canteranno per te, vedrai che luce nella stanza quando sono accese le candele. Ti addormenterai, col tuo eterno berretto bisunto in testa, ti addormenterai col sorriso sulle labbra. Il sonno ti ristorerà, diventerai saggio. E non oserai più cacciarmi. Io veglierò sul tuo sonno."

(Il Maestro e Margherita - Bulgakov)

venerdì 23 maggio 2008

Andando dietro al vento (1)


L’azzurro del cielo.
Il blu del mare.
Il bianco delle vele, che sembrano lenzuoli stesi al sole ad asciugare.
Della terra si intravedono solo i contorni. Lontani.
Si dondola tra il silenzio e lo sciabordio delle onde.
Il tempo si dilata.
In balia del vento.
È lui il Padrone.

mercoledì 21 maggio 2008

Noi e la scrittura













Il semplice atto della scrittura ci cambia.
Quando finiamo di scrivere non siamo più gli stessi di quando abbiamo iniziato.

martedì 20 maggio 2008

Vorrei...

Vorrei che il mio cuore battesse più forte.
Vorrei che mi dicessi ancora “Quanto sei bella” quando facciamo l’amore.
Vorrei specchiarmi nei tuoi occhi dalle ciglia lunghe.
Vorrei fare i pic-nic sull’erba nelle domeniche di sole.
Vorrei trovare le tue lattine di birra nel frigo.
Vorrei che il telefono non fosse muto da giorni.

Vorrei non essere nuda in questo letto d’albergo.
La bottiglia vuota di champagne sul comodino.
I vestiti gettati a terra, qua e là.
La stanza che puzza di chiuso.
La testa che scoppia.

lunedì 19 maggio 2008

Serrande alzate


Il mio naso sulle tue palpebre
(serrande alzate)
che non sanno se chiudere
la bottega in cui le fate
hanno lo sguardo immoto
sul dormire che non giunge.

Il tuo fiato è un poco affannoso,
si disperde là
dove vagheggi chissà
quale fantasia perduta
o fiaba, raccontata
per avere il tuo sonno.

Dalle tapparelle un bel sole
riga di buonumore quel pulviscolo;
dentro sono avvinto e c'è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!

Il mio naso sulle tue palpebre
le sfiora appena
e sa non farsi notare:
fiuta forse il gusto d'arcano
del tuo trasognare
che oltrepassa ogni meta?

Metafisica è la tua intesa
con ciò che mi sfugge
e posso solo ammirare.
Molto fisica è la sorpresa
di averne prova...
ora che ho appreso a scrutare.

Lievemente il sole è calato
e un nuovo taglio estende quelle strisce ridenti;
dentro sono avvinto e c'è amore
in groppi e batticuore: lo sentissi anche tu!

La mia culla è meraviglia esplosa
non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa
di svelarmi quello che ti incanta

(Marlene Kuntz)

domenica 18 maggio 2008

Una storia africana


Era notte, e tutti sedevamo davanti al fuoco per scaldarci le mani, ascoltando storie e guardando la luna e le stelle che se ne andavano. Le braci rosse del falò accendevano i nostri volti nell'oscurità e il cielo si riempiva di pennacchi di fumo. Pa Sesay, il nonno di un mio amico, quella notte ci aveva già raccontato tante storie, ma prima dell'ultima continuava a ripetere: "Questa è una storia molto importante". Poi si schiarì la gola e iniziò:
"C'era una volta un cacciatore che andò nella foresta a caccia di scimmie. Dopo pochi minuti, ecco spuntarne una, seduta comoda sui rami più bassi di un albero, che non gli prestò attenzione nemmeno quando sentì il rumore dei passi tra le foglie secche. Quando fu abbastanza vicino e nascosto dietro un albero da cui la vedeva chiaramente, il cacciatore alzò il fucile e mirò. Ma quando stava per premere il grilletto, la scimmia parlò: "Se mi spari, tua madre morirà, e se non lo fai morirà tuo padre". Poi si rimise tranquilla a mangiare, grattandosi di tanto in tanto la testa o la pancia.
"Cosa fareste voi nei panni del cacciatore?"
Io e i giovani del mio villaggio ascoltavamo quella storia una volta l'anno. Di solito la raccontava un anziano, che poneva il quesito irrisolvibile alla presenza dei nostri genitori. Dovevamo rispondere, ma nessuno ci riusciva, per paura di offendere il padre o la madre. Il narratore non suggeriva mai la soluzione. Quando toccava a me dicevo che ci avrei pensato su, ma ovviamente non era una risposta accettabile.
Poi io e i miei compagni - tutti bambini tra i sei e i dodici anni - discutevamo su quale fosse la risposta che avrebbe evitato la morte di uno dei nostri genitori. Ma la risposta giusta non esisteva. Se salvavi la scimmia, moriva qualcuno. Se la uccidevi, qualcuno sarebbe morto lo stesso.
Quella notte ci accordammo su una risposta, che però fu subito rifiutata. Dicemmo a Pa Sesay che se uno di uno fosse stato nei panni del cacciatore, non sarebbe andato a caccia di scimmie. "Ci sono altri animali che si possono cacciare".
"Non è una risposta accettabile" disse lui. "Va dato per scontato che il cacciatore abbia già puntato il fucile e debba soltanto prendere la decisione". Poi spezzò in due la sua noce di cola e ne masticò un pezzo.
All'età di sette anni avevo trovato una risposta che secondo me era molto ragionevole, però non ne avevo mai parlato con nessuno, per paura di ferire mia madre. Se fossi stato nei panni del cacciatore, avevo pensato, avrei senz'altro sparato per evitare ad altri di doversi trovare nella mia stessa situazione.

(Memorie di un soldato bambino - Ishmael Beah)